Un antico villaggio

La leggenda

Oltre la leggenda

I primi documenti

Testimonianze

L'Incoronazione

La facciata

Il furto della corona

Il restauro

Santuario della Madonna della Carità

Le notizie sono tratte dal libro "Il Santuario della Madonna della Carità" di Pasquale Moschiano

Testimonianze nei secoli XVIII e XIX:
In altri documenti troviamo stabilite le modalità con le quali venivano amministrati i beni appartenenti al santuario. Essi erano distinti in beni con « peso di messe » e « senza messe ». I primi erano amministrati dal parroco di S. Bartolomeo, gli altri da « un sacerdote più probo del detto casale che parerà all'eletti pro-tempore di dette università ». Gli Eletti di quell'anno (1731) erano « li magnifici » notar Giuseppe Buonaiuto e Giovambattista Sirignano che insieme ai parroci don Girolamo Fontanarosa di S. Bartolomeo e don Giovanni Moschiano di S. Maria Incoronata convennero in Nola il 14 luglio per stipulare l'atto davanti al notaio don Antonio Ruopoli (1).
Con lo stesso atto si stabiliva che il parroco di S. Bartolomeo si impegnasse a recarsi sul santuario per amministrarvi la confessione per la somma di 4 ducati annui (nel 1796 la troviamo aumentata a ducati 16). Considerando inoltre che il parroco di quell'epoca era un forestiero che forse non abitava in Moschiano, il compenso da 4 ducati saliva a 20 carlini all'anno.
Questa notizia ci dimostra come oltre due secoli fa il santuario fosse molto frequentato, rispetto ad oggi, tanto che fu ritenuto necessario impegnare un sacerdote il quale vi si recasse periodicamente per le confessioni. Nell'anno 1841, il 22 novembre fu redatto un documento contenente un elenco di tutti gli immobili, crediti e diritti spettanti al santuario della Carità. Fu sottoscritto dal sindaco Giovanbattista Sirignano, dal parroco di S. Bartolomeo don Carmine Mazzocca e dal Barone don Sossio Cimino, consigliere distrettuale.
Dal documento risulta che al santuario appartenevano un nocelleto di oltre due moggia sito alle « pezze » un vigneto della estensione di circa 675 passi, alla Carità, confinante con i beni della chiesa del Corpo di Cristo, un fondo vigneto e boscoso tenuto in fitto per 7 ducati annui ed una camera sita in Moschiano nel luogo detto Fontana (2).
Il documento riferisce anche che i, « descritti irnmobili vennero donati dall'Eremita Tommaso Bossone (3) secondo risulta dall'istrumento per gli atti del notar Fortino del 5 febbraio 1841 debitamente registrato... ».
Oltre a questi beni, il Bossone lasciò ancora diversi crediti, al santuario, oggetti vari e mobilia.
Non esistono però documenti che ci descrivono coni' era la chiesa a quel tempo, ma lo possiamo dedurre dalle innovazioni che vi furono apportate all'inizio del nostro secolo.
La chiesa di allora, rispetto a quella d'oggi, era meno lunga.
La sua facciata era parallela al campanile, vi mancava l'attuale corpo avanzato rivestito di pietra bianca; non vi era la porta intagliata, nè le tele del soffitto.
L'altare era piuttosto modesto, la Madonna sedeva su di un poggio di muro con dietro una parete nuda e disadorna tinteggiata a calce.
Abbiamo però notizie di un restauro effettuato nel 1856.
La chiesa era quasi cadente: diverse infiltrazioni di acqua ne minacciavano la volta, le pareti si screpolavano, le stesse fondamenta sarebbero marcite se non si fosse ricorso ai dovuti ripari. Allora i Moschianesi, come sempre, sensibili in queste circostanze, reperirono i fondi necessari per il restauro.
Il documento dal quale abbiamo attinto' alludendo alla chiesa, dice testualmente così: « Eretta colle limosine Moschianesi e con queste restaurata cadente nel 1856 » (4).
In quell'epoca v'erano già le stanze annesse al Santuario, di cui possiamo provare l'esistenza dall'anno 1816.
In quell'anno v'erano già le stanze sia del piano terreno che quelle del piano superiore. Ci risulta dall'atto di morte di un eremita della Carità nel quale è detto « ... Sirignano Andrea, viduo ed eremita, morto all'età di 80 anni sulla Carità nella sua camera superiore » (5).
Infine, verso gli ultimi anni del secolo, a rendere più accogliente ed estetico il complesso del Santuario fu edificato, al limite dello spiazzo contiguo al sagrato, un monumentino con fontana.
Anch'esso, come quello demolito in paese, riporta una lapide dedicatoria a Domenico Dalia ove si legge: «Questo fonte - a maggior comodo del pubblico e dell'Eremo - Domenico Dalia - frenetico restauratore dell'acquedotto - faceva costruire a sue spese - anno del Signore 1873 ».

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1) Archivio della parrocchia di S. Bartolomeo in Moschiano - estratto da un atto notarile del 14 luglio 1731 del notaio don A. Ruopoli di Nota.

(2) Tutti i beni riferiti nell'atto risultano dettagliatamente descritti con i relativi confini. L'atto si conserva presso l'archivio della parrocchia di S. Bartolomeo in Moschiano.

(3) Archivio della parrocchia di S. Bartolomco - liber mortuorum ab anno 1818 - Salvatore Tomrnaso Bossone « eremita S. Mariac Caritatis huius oppidi animam Deo dedit annorum circiter quinquaginta quatuor » Sepultus in cappella S.mac Conceptionis - parc>chus Carmelus Mazzocchi.

(4) Archivio della parrocchia di S. Bartolomeo in Moschiano - Moschiano 13 maggio 1868. Relazione del parroco Don Giuseppe Dalia a Monsignor Vicario in Nota.

(5) Archivio della curia di Nola - registro dei morti tra i deceduti del novembre 1816.