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Santuario della Madonna della Carità
Le notizie sono tratte dal libro "Il Santuario della Madonna della
Carità" di Pasquale Moschiano
Restauro della statua e costruzione del trono:
L'antico simulacro della Madonna aveva mutato sembiante.
Il viso piuttosto pieno, su di un collo largo, era stato
ingentilito, e ridotto nella sua linea tondeggiante.
Gli occhi esprimevano un nuovo sorriso quasi compiaciuto, diverso
dallo sguardo contenuto quasi in un atteggiamento di bonaria e rustica
serenità. Anche lo stile del viso del Bambino fu intonato a quello della
madre. I moschianesi si abituarono da allora, a familiarizzare col nuovo
sembiante, che, se pur fu veduto mutato nella forma, non incise sui loro
sentimenti devoti rimasti sempre immutati: un restauro non fedele alla
forma originaria può essere un discorso d'arte, ma non di fede. Questa
vetusta immagine di impasto di creta che per tanti secoli era stata
l'espressione tipica ed autentica di una rustica madre dei nostri colli,
fu, in questa nuova maniera restaurata dal prof. Pietro Salvatore
Caliendo di Caste lo di Palma (1).
Gli altri lavori furono diretti dall'ing. Armando Fusco da Lauro
e compresero sopratutto la costruzione del. trono della Madonna. Lo
stesso prof. Caliendo ne ideò il bozzetto ne eseguì le figure e le
decorazioni in gesso e in stucco, collaborato da un artigiano di Sarno
da lui stesso scelto.
Il. trono ci da l'idea dì un tempietto al cui centro è racchiusa
la nicchia della Madonna. Si compone di quattro colonne con capitelli di
stile corinzio dipinte ad imitazione marmo sulle quali poggia un arco
decorato con ricchezza di motivi. Da un'apertura centrale dell'arco
emerge su di un cumulo di nubi, un gruppo statuario che rappresenta la
Trinità: in alto la colomba e su di un piano più basso l'Eterno e il
Cristo.
Alle due estremità esterne dell'arco si posano due figure
d'angeli.
Altri due angeli che sorreggono la scritta AVE sono sulla nicchia
della Madonna. La linea architettonica di questo lavoro e le sculture
contenute in un certo stile, fanno del trono della Madonna un'opera
degna di rilievo e di ammirazione.
Per la fine del 1928, già tutti questi lavori erano terminati.
Non ci risulta però che il Caliendo, studioso di storia d'arte,
restauratore del volto della Madonna della Carità, abbia lasciato
qualche documento o studio sull'origine della nostra statua.
Tuttavia riportiamo la sua opinione, ma per averla sentita da
persone che all'epoca del restauro si trattenevano con lui al santuario.
Avrebbe ritenuto il Caliendo che la statua fosse antica di un
millennio, che risalisse cioè al IX sec.
Avrebbe visto in essa elementi d'arte bizantina molto modesta,
probabilmente attribuibile ad artigianato locale.
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(1) Il Caliendo, proveniente dall'Accademia delle belle Arti fu
sopratutto pittore e in modo particolare paesaggista. Sono tanti i
quadri custoditi nel suo studio a Castello di Palma: fiori, paesaggi di
vario genere, case e figure. Fra i ritratti ricordiamo quello di
Vincenzo Russo, martire palmese della Repubblica partenopea conservato
presso il circolo culturale V. Emanuele di Palma Campania. Di questo
artista ricordiamo ancora diversi ritratti a matita di moschianesi,
eseguiti durante il suo soggiorno alla Carità al tempo del restauro
della Madonna. |