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Santuario della Madonna della Carità
La Diocesi nei secoli:
di Giovanni Santaniello
Pur mancando documenti sicuri a sostegno dell'ipotesi
dell'origine apostolica della Chiesa di Nola[1] la maggior parte degli
storici sostiene tuttavia che la comunità cristiana a Nola si sia
costituita ed organizzata gerarchicamente, iniziando la sua marcia di
espansione nel nostro territorio, nel corso del II secolo. Lo afferma
espressamente Ludovico Antonio Muratori, che conclude la sua
Dissertazione su S. Felice Nolano, dicendo: «Perciò concludiamo che
Felice di Nola, vissuto nelle prime tribolazioni della Chiesa, morì nel
tempo di pace che seguì. La sua vicenda sembra sia da collocarsi nel
secondo piuttosto che nel terzo secolo»[2]. A nostro avviso, però,
sarebbe preferibile la datazione tra la fine del secondo e gli inizi del
terzo secolo, dal momento che S. Paolino, XIV vescovo della diocesi, ci
presenta - Carmi XV e XVI - la Chiesa di Nola gerarchicamente
strutturata sotto la guida di un Pastore, Massimo, nel periodo delle
grandi persecuzioni della seconda metà del III secolo[3]. Pertanto
quello che la tradizione cristiana della nostra Chiesa considera come il
primo vescovo di Nola, vale a dire S. Felice Martire (se si accetta come
storica la sua figura), secondo alcuni avrebbe subìto il martirio o
sotto l'imperatore filosofo Marco Aurelio (161-180) o sotto il suo
successore Commodo (180-192)[4].
Ad ogni modo i primi due vescovi di Nola, di cui si abbia notizia
documentata e sicura, furono S.Massimo e il suo immediato successore
Quinto. La vita e l'opera apostolica di questi due Pastori vanno
collocate appunto nella seconda metà del III secolo: ne parla a lungo
S.Paolino in occasione della narrazione della vita e delle gesta del suo
S. Felice presbitero o in Pincis[5]. Ma Paolino nei suoi scritti - epist.
32, 15 e carmi XIX, 520 e XXI, 619s. - parla anche dell'immediato suo
predecessore, Paolo, che con ogni probabilità col suo episcopato ha
assistito alla istituzione della comunità ascetico-monastica, fondata
nel 395 a Cimitile proprio da S. Paolino presso la tomba di S. Felice
prete, e che nel 403 ha consacrato la nuova Basilica e benedetto il
nuovo complesso paleocristiano di Cimitile, che lo stesso Paolino ha
completamente rinnovato. E alla morte del vescovo Paolo, nel 409/410,
sarà Paolino ad essere chiamato a reggere e ad illustrare la cattedra
episcopale di Nola.
Orbene, tra i vescovi Massimo e Quinto, da una parte, e Paolo e
Paolino, dall'altra, intercorre un lungo periodo di almeno un secolo di
storia, tutto il IV sec. dell'Impero da Costantino a Teodosio, periodo
che segnava la maturazione piena della dottrina della fede cristiana, ma
che, nello stesso tempo, non presenta testimonianza alcuna per la vita
della comunità nolana, nel cui seno però andava sviluppandosi ed
irradiandosi in Italia e in Africa quel culto di S. Felice di
Coemeterium, che tanto fascino eserciterà sul giovane governatore della
Campania, il consolare Paolino.
Non c'è dubbio che la figura del vescovo Paolino (353-431) e la
sua attività pastorale e culturale dominano il periodo a cavallo tra due
secoli, il IV e il V, dell'Antichità Cristiana. Infatti già la sua
conversione ascetica, che lo aveva portato a rinunciare a se stesso e
alle sue immense ricchezze in favore dei poveri di Cristo, aveva
suscitato scandalo ed ammirazione insieme nella Chiesa e nella società
aristocratica dei grandi proprietari terrieri dell'Impero.
Inoltre il suo arrivo a Cimitile, nel 395, e la vita monastica
abbracciata e vissuta insieme con la moglie Terasia prima dell'elezione
alla cattedra episcopale, segnarono una svolta decisiva nella storia
della Chiesa nolana, che a buon diritto diventò un autentico “crocevia
dello spirito”, posta com'era dal monaco Paolino a contatto con tutte le
personalità politiche e religiose del suo tempo: Ambrogio, Girolamo,
Agostino, Sulpicio Severo, Rufino di Concordia, l'imperatore Onorio e la
sorella Galla Placidia furono tutti in contatto epistolare diretto con
l'asceta-monaco e, poi, vescovo di Nola, Paolino.
L'inizio dell'episcopato di Paolino (409-431) fu funestato dal
sacco di Roma, compiuto dai Goti di Alarico nell'agosto del 410. Costoro
nei mesi successivi devastarono la Campania e saccheggiarono anche la
città di Nola, facendo prigioniero lo stesso Paolino[6]. Le
caratteristiche peculiari dell'episcopato di Paolino sono presenti,
nelle linee maestre da lui stesso tracciate, nella sua opera letteraria,
e nella sua fitta corrispondenza.
A continuare l'opera pastorale del grande Paolino, il popolo
cristiano chiamò con ogni probabilità un suo consanguineo e discepolo,
Paolino Iunior, morto a Cimitile nel 442. Il giovane Pastore, cresciuto
all'interno della comunità monastica di Cimitile e sotto la guida
paterna del suo vescovo, era stato affidato da Paolino al vescovo
Agostino, che nell'epist. 149, 3, 34, scritta a Paolino nel 415, ne
abbozza i tratti della fisionomia fisica e spirituale.
Gli storici degli ultimi decenni, come l'archeologo Antonio
Ferrua[7], hanno finalmente risolto l'annoso problema della collocazione
del vescovo Aureliano (442-480), il quale, per un'erronea lettura
dell'epigrafe a lui dedicata (CIL X, 1366) era stato spostato dal V al
VI o VII secolo. Il suo lungo episcopato, pertanto, inserito a buon
diritto nel V sec., ha eliminato dal periodo due presunti vescovi di
Nola, vale a dire Quodvultdeus e Deodatus o Adeodatus, mai esistiti,
secondo questi studiosi.
Gli ultimi vescovi del V secolo, successori di Aureliano, furono
Felice II, morto nel 484 (CIL X, 1344); Giovanni Talaia, ex-patriarca di
Alessandria, allontanato dalla sua sede dagli eretici ariani; Teodosio,
che in parte condivise l'attività pastorale con l'alessandrino Giovanni
e morì nel 490. A chiudere il V secolo fu il vescovo Sereno (490-505),
destinatario di alcune lettere di Papa Gelasio I (492-496) (PL
59,13-190). Frattanto gli Ostrogoti di Teodorico (493-526) si erano
impadroniti dell'Italia e spadroneggiavano nelle nostre terre.
Anche la serie dei Vescovi nolani del VI secolo risulta........
segue
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